Carta europea della sicurezza stradale: 25000 vite da salvare

Roma, 27/10/2010

Il tour  del progetto relativo alla carta europea della sicurezza stradale (http://www.erscharter.eu) fa tappa oggi a Roma, nella sala emiciclo  del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Molti i partecipanti, le associazioni nuove firmatarie e le personalità invitate.

L’occasione è importante per stendere le basi per future collaborazioni, per idee innovative, per la sicurezza stradale a tuttotondo : informazione, statistica, idee innovative.

Il sottoscritto era presente in qualità di membro dello Staff Ami, associazione motociclisti incolumi, firmataria del progetto da anni.

Purtrppo però, a conti fatti, l’appuntamento pare aver tradito del tutto le aspettative dei presenti e temo anche  di quanti, in qualche modo, si sentono parte in causa.

Qualche esempio ?

Intervengono diversi personaggi, fra cui, di spicco, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli: arrivato in perfetto orario legge un discorso già scritto, onestamente fin troppo zeppo di cifre dette  di fretta ed approcciate, a giudizio di molti, in maniera piuttosto superficiale.

Decide, a valle delle sue parole, di abbandonare l’aula a dimostrazione che le idee altrui non sono degne di nota. Il ministro salta a piè pari, anche l’intervento di Aude Delesalle, Coordinatrice del progetto relativo alla Carta Europea…

Il direttore generale per la sicurezza stradale, Sergio Dondolini, occupa il suo spazio più o meno sulla falsa riga del suo predecessore e fra i molti applausi del pubblico (???) spunta qualche richiesta, fra cui la mia, di poter prendere parola, quantomeno per fare domande, proporre uno spunto di riflessione visto che, sul programma consegnato agli accreditati, sono indicati  incontri informali e scambi di idee.

La richiesta è stata negata e nel buffet di fine meeting scambiare quattro parole è stato davvero impossibile, anche in considerazione del fatto che molti si erano già defilati.

Un’occasione sfumata a mio avviso: nessuno ha parlato di infrastrutture e  durante tutto l’incontro si è continuato a battere su concetti quali incremento di sanzioni e controlli relativi alla velocità.

Nessuno ha parlato dello stato delle infrastrutture, nessuno ha parlato di protezioni attive e passive, nessuno si interroga sui dati numerici tanto decantati : perché tanti motociclisti sono vittime di incidenti?

Tutti i folli guidano moto oppure la categoria è resa debole dal contesto che la circonda?

Temi che AMI, e non solo, hanno più volte demarcato, approfondito, proposto.

L’ironia della sorte vuole appunto che per giungere nella sede del convegno si attraversi un tratto stradale massacrato da lavori di rifacimento ed ampliamento della sede stradale: scarsa la segnaletica, pessimo il manto stradale che risulta pieno di fratture longitudinali, terriccio, segnali abbattuti, semafori spenti, segnaletica orizzontale scolorita e sovrapposta a precedente:  sulla via che porta a scuola, solo muri con errori grammaticali.

Eppure dai dati statistici enunciati spunta una grossa diminuzione di morti ed incidenti, viene fuori che i motociclisti corrono, che la velocità ed il bere sono il vero problema correlato alla sicurezza.

Ho sperato nell’intervento di Paolo Sesti, presidente della Federazione Motociclistica, ma ho sperato invano.

Nessun intervento relativo all’educazione stradale, alle patenti e revisioni facili, nessun cenno alle mini car protagoniste ogni giorno di incidenti   (va in onda stasera un ottimo servizio delle Iene su Italia 1 ndr).

Dal quadro dipinto l’Italia lavora, risolve, abbatte il numero di morti sulle strade.

Eppure la percezione, “usando” la strada su e giù  per la penisola è tutt’altra: il  traffico è maleducato, si vedono continui   lanci di mozziconi di sigaretta dai finestrini della auto, si percorrono strade in pessima condizione, ci si imbatte in  limiti di velocità imposti in maniera scriteriata; guidando ci si affetta con  guardrail ghigliottina, si leggono  cartelli stradali fuori norma o, peggio ancora, in posizione pericolosa.

Il motto della carta europea per la sicurezza stradale è: 25000 vite da salvare.

Noi ne abbiamo parlato e ci abbiamo provato davvero. Loro, alcuni dei “loro” presenti oggi no, affatto.

E voi?

Il vostro impegno, conta

Massimo Soldini

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Piercing: il buco con la moto intorno!

Ovvero, un buongiorno con sorpresa.

Tutto a conferma dello stato pietoso delle strade romane: fra buche, automobilisti che leggono, fumano, che leggono e fumano (si giuro), fra quelli che ci danno dentro di sms, fra le donne che si truccano,  in mezzo a chi telefona svoltando senza freccia.

Spunta nel mezzo della foresta urbana una vite, spuntata.

Spuntata come la voglia di andare in ufficio in  un  grigio giovedì quasi piovoso, inizio agosto; un poco prima delle ferie, un poco dopo la voglia di fare, scemata col primissimo caldo.

Una vite spuntata non può non sorprenderti uscendo dal bar; e se ne stà lì, conficcata nemmeno fosse stata sparata dal migliore dei cecchini, sulla gomma posteriore, lì, ad infrangere  e sgonfiare il sogno di una giornata senza pretese, da vivere con l’intento di arrivare al venerdì pomeriggio, alla telefonata del Genio: “al distributore Agip, alle 10, domattina?”

Tutto si risolve dal mitico gommista, da Carlo e Checco: una pinza, e la vite se ne va, dopo le foto di rito ovviamente, senza nemmeno aver forato la camera d’aria: quando si dice la fortuna…

E mi rendo conto che nel bagaglio per Capo nord dovremmo aggiungere parecchie cose fra attrezzi ed esperienza, che Carlo e Checco nel bauletto non c’entrano mica, e che la tessera del soccorso stradale, in tasca, fa sul serio comodo, soprattuto se lontani da casa.

Forse, in qualche modo, il viaggio è cominciato anche se mancano parecchi mesi, allenamenti, consigli, cose da scrivere, da progettare, da fare, anche se mancano giornate di lavoro tipo questa, in cui pensare che tutto sommato non è poi vero che il buongiorno si vede dal mattino, salvo poi autosmentirsi proprio scrivendo su queste pagine: eh già la gomma non s’è bucata ma la giornata è andata come e’ andata visto che scrivo rubando tempo al lavoro.

Bevo un altro Campari (bitter eh!), ancora qualche e-mail: fuori è già notte, sbadiglio  e penso alle curve di sabato, al casino che c’ho in casa, a quello che porto dentro un po’ da sempre.

Notte.

Massimo

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Marco Polo

“…partire viaggiare non fermarsi mai, chilometri che sotto il culo passano e allontanano i guai, viaggiare, vedere tutti gli angoli della terra rincorrere le estati farsi rincorrere dalla guerra che hai nel cuore, correre più veloce del dolore come un jet supersonico precedere il tuo stesso rumore e fare in modo che non ti raggiunga mai .

Viaggiare al volante di una macchina scassata che per ogni chilometro in più é un gloria al padre e fare una telefonata a tua madre, dire “é tutto a posto, ritorno per Natale ad ogni costo”, partire, viaggiare, agosto dopo agosto …
Allontanare ancora un po’ le responsabilità, come in una crepa in una barca che prima o poi ti allagherà e sarà forse troppo tardi per rimediare, partire, viaggiare non dimenticare; fotografare il mondo in movimento che si ripeterà, ma chissà dove, chissà quando.

Partire e vivere cercando e ballando su ritmiche diverse e su diversi accenti, ballare sopra i fusi orari e sopra i mutamenti di clima, scalare la cima e poi scendere a valle, una dieci cento mille miglia coi piedi per bagaglio e il mondo per famiglia.

Mangiare le cucine dei paesi più lontani, con le forchette con i bastoncini, con le mani;

i paesi più lontani, ma lontani da che, lontani da cosa, lontani da dove, con le radici nel tuo cuore e i rami nell’altrove partire col sole sempre in faccia ad ogni costo agosto dopo agosto… Viaggiare, sentirsi Marco Polo, sentirsi molto solo: qualche volta sopra un treno, dentro uno scompartimento pieno di facce che non sai, che non saprai, confini di solitudini che non cadranno mai, che tu non rivedrai mai;

scambiare quattro chiacchiere in lingue che non sai, comunicare con un semplice sorriso o con un gesto solo, scoprirsi Marco Polo e non sentirsi solo tra gli umani;

stringere milioni di mani in ogni posto, agosto dopo agosto…

Viaggiare attraverso il suono, buono, il basso che é un tuono, viaggiare attraverso la musica, attraverso la cultura, la scoperta della natura e di sé, viaggiare nei perché, viaggiare in Internet o sopra un jet, o in bicicletta o a piedi e muoversi rimanendo fermi sul posto, agosto dopo agosto…”

Lorenzo Cherubini

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