“mmm”, ma come?

…in moto, per forza!

Motore degli eventi, mezzo di utilità quotidiana, indispensabile evasione, costoso e pericoloso vizio.
Motivo di vanto, spinta a conoscere, socializzare, viaggiare, scoprire, emozionare.
Da anni scoppietta, ammalia, convince , stupisce, fuma, puzza e … rimorchia !

Fuori al bar, al mare o in montagna, freddo o caldo che ci sia, alzi la mano chi ne sente rombare una e resiste alla voglia di voltarsi.

Permette d’essere parte del viaggio e più che per la meta, il viaggio, prende significato anche “durante”.

Le mamme di tutto il mondo continuano a dire di andarci piano e forse anche quel gusto di equilibrio precario, di rispetto per il pericolo che quel mezzo nasconde ed incute ne aumenta il fascino.

Vestirsi di pelle dura, completi di elmo in kevlar, alzarsi presto al sabato mattina, dimenticando il lavoro, i dolori, il da fare…
Guardare fuori dalla finestra e sentire quello strano peso sullo stomaco, sentirsi come braccati, come bestie in gabbia, desiderose di essere liberate, di correre, andare.
Trovarsi a ridere, chiusi nel casco, a pensare cose che non avevi mai pensato nemmeno alla tua scrivania, col massimo della concentrazione.

Il rumore, il vento, l’odore di benzina; quasi una tossicodipendenza.
Sognare strade con asfalto a grana grossa, che fa più attrito, una strada piena di curve, una moto per infilarle tutte, delle gomme larghe e profumate di “gomme”.

Passare la settimana a guardare le previsioni, aspettando il meteo migliore per le uscite in moto; sole ma anche aria fresca che ti carezza fra le parti aperte del giubbotto;

guidare pensando di uccidere il mondo, di scappare lontano da tutto e tutti, di aggredire ogni curva e grattare le saponette…

Arrivare in ufficio fradicio dalla pioggia o con le gambe congelate dall’inverno, sudare 7, 1000 camicie, chiuso nella giacca, noncurante di chi si chiede come fai, anche in agosto, no sapendo che l’asfalto ti brucia e ti segna per anni lasciandoti quelle che poi chiamerai le voglie, le voglie di moto.

Avere la mani perennemente ombrate di grasso, oppure gonfie dal freddo, conoscere il nome di mille paesi senza averli mai visti, solo perché la strada per arrivarci è fatta di curve.

Venderne una e pensare che senza no, non si può stare. Comperarne una e pensare ad un’ altra, prenderne una nuova, una usata, una d’epoca: trovare una nuova scusa per convincere tua moglie, per indebitarti, per dirti che “si, è vero che mi piace, ma era anche utile eh”.

Cadere e scamparla, dicendoti che no, stavolta era l’ultima e che ne farai a meno, è troppo pericolosa la moto; scoprirti a guardare tua moglie  o la tua ragazza che vorrebbe crederti ma che in viso ha già l’immagine di se stessa rannicchiata su chissà quale rastremato sedile le riserverai ancora in futuro.

Viaggiare, tornare, olio, benzina, la catena da ingrassare, le foto da sistemare, il casco da rinnovare, le tute da provare, il motoraduno, l’articolo, i gp da vedere, il fanclub…tutto come fossi in un caleidoscopio impazzito che fuma, fa rumore, emoziona: la moto

Già, potrei scriverne per ore e forse aggiornerò di frequente questa pagina….

Per ora mi fermo qui : esco a fare un giro….

Massimo

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