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Saariselka – NORDKAPP
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La battaglia.
Noi e la mitica rupe di caponord.
La tappa di 424 km si rivela una guerra contro il tempo, il meteo, le moto, il destino.
Tappone in direzione di Honningsvag, Norvegia, con tappa finale al campeggio da dove, mangiato qualcosa, ci saremmo diretti a CapoNord.
La Finlandia, negli ultimi km è selvaggia da fare paura. Il freddo cresce in maniera esponenziale e circa 50 km prima del confine con la Norvegia imbocchiamo un interminabile rettilineo composto da saliscendi degni un parco giochi, montagne russe, altro che lapponi.
Il sole manca e si sente.
Mani ghiacciate nonostante l’ausilio della manopole riscaldate.
Il preambolo al colpo di freddo lo si ha quando il fato decide di mettersi di traverso.
L’odissea di cui parlavo qualche tempo fa su queste pagine prende corpo e la meta si allotana.
Il casco di David cede infatti ad una sosta. Sollevando la visiera salta via un fermo lasciando la visiera penzolante.
Anche tornati indietro, la sorte non aiuta visto che il fermo non viene rinvenuto, o meglio, viene rinvenuto per metà.
La sfida ora è capire come poter proseguire visto che rivenditori nei paraggi non ce ne sono e che il casco tedesco, schuberth, probabilmente non sarà un oggetto noto prima di giungere nel nord della Norvegia:fra giorni quindi.
Ci arrangiamo con del nastro adesivo che avevamo tenuto di scorta, cerchiamo nelle stazioni di servizio qualcosa per rimediare ma senza successo.
David in maniera stoica prosegue con l’aria che entra, il viso che si taglia dal freddo.
Riusciamo a fermare la visiera ed il problema diventa il fatto che essendo così bloccata, il casco tende ad appannare rendendo pericolosa la guida a basse velocità.
Ansia e preoccupazione considerando che la soluzione al problema è distante giorni, dominano parecchi km, coincidenti con il rettilineo freddissimo di cui sopra.
Nervosismo.
Tiriamo dritti, ed un grandissimo complimento va a David, capace di sopportare e guardare avanti.
Ma la partita è ancora nel vivo e la rupe, là, non ha intenzione di mollare e farsi conquistare.
La tappa prosegue tranquilla, finalmente senza pioggia, sole forte e chiaro, sole che illude.
L’odissea, i marosi….
Entrando in Norvegia il cuore esplode davanti a paesaggi forse più belli dei precedenti, Riusciamo a vedere renne, finalmente un alce, chiudendo quindi il giro dei miti invisibili di questo viaggio; fiordi e mare blu intenso.
Case di pescatori, strutture ciclopiche in legno, utili per essiccare il pesce di cui riusciamo a sentire forte l’odore;continuiamo stanchi visto che i 424 km oggi sono fra curve, montagne, mare e vento.
Già, perché davvero oggi eravamo la reincarnazione di Ulisse.
Il vento è fortissimo ed improvviso, capace di spingere le due moto sulla linea di mezzeria, di prenderci in curva e lasciarci a metà della curva stessa, con il risultato di far sbagliare traiettoria. La mia honda, soprattutto, dalle sospensioni più modeste, va a vela : per ben 4 volte, vi assicuro ancora ora chiarissime in testa, finisco nella corsia opposta.
Anche David combatte più avanti, stoiche e meravigliose le due compagne al seguito: trovano il tempo per incitare, fare foto e video. Emanuela e Vittoria: mitiche.
Giungiamo ai tunnel, famigerati, teatro di cadute di altri amici. Lunghi oltre 6 km in alcuni casi, bui ed umidi.
Teatro spettrale. Ci fermiamo in ingresso per ricordarci a videnda come procedere. Marce basse visto che ci sono salite e discese là dentro, gas regolare, motore morbido e non nervoso (alto di giri), distanti uno dall’altro e si va dentro, nella pancia della montagna, in discesa sotto il mare, cl frastuono del motore lento che rimbomba nel tunnel, con il mare che si infltra dalla vlta buia.
Cartelli di possibili incidenti alle strettoie del tunnel. ripidissime discese e poi ripide alite. Lì dentro viviamo i 6 km fra i più lunghi mai percorsi in moto. Fanghiglia, umido, poca luce, gente in auto troppo veloce, ciclisti.
Ne usciamo indenni, convinti che la battaglia volga a nostro favore.
Ma la sorte è meschina e bara.
Ci rilassiamo scattando foto, dando fondo alle ultime energie dopo una settimana di mototurismo duro, di quello serio, più simile ad un lavoro che ad una vacanza.
Arriviamo all’hotel, un campeggio ad Honningsvag, a 30 km dalla meta.
E’ lì che che il globo di Capo Nord, posto sulla rupe, batte gli ultimi incredibili colpi di coda utili ad evitare di essere conquistato anche da noi.
Espletate le procedure di check in infatti usciamo diretti alla meta.
Ultimi km di video e foto, pura formalità per chi, come noi, ha macinato ben altro.
Ed è lì che la battaglia inizia davvero.
In partenza mi rendo conto di un consumo anomalo della mia gomma posteriore: al centro poco, ai lati parecchio, come per effetto di una pressione eccessivamente bassa che però, non è mai stata rilevata oma di quel momento.
Valutiamo la situazione con cura visto che anche ad occhio nudo è ben visibile il “danno”.
Decidiamo che è il caso di andare e controllare il mattino dopo.
Comincia la salita e c’è sole, pregustiamo foto spettacolari.
Gli ultimi 20 km saranno un inferno.
La curva a sinistra ci svela una tempesta belle e buona. C’è neve ai bordi della strada ed in qualche curva ghiaia fine. Potrebbe andar bene, ma c’è anche vento, ed una nebbia assurda.
David ha il casco a mezzo servizio, e già io che lo uso a pieno regime ho difficoltà. La visiera si appanna, aprirla è impossibile causa freddo polare.
Teniamo duro, non ci sono altre soluzioni, tiriamo dritti.
E la nebbia nei saliscendi si fa cattiva, si mescola col sole, acceca, poi nasconde, e la caduta è possibile, il pericolo è tanto considerando la mancanza di qualsiasi protezione nelle curve strette che portano a Caponord.
Ci sono auto, ogni tanto, camper lenti, ciclisti assurdi, alcuni sprovveduti, altri professionisti, ci sono pullman di turisti grassi e viziati che ingombrano, sorpassano, stringono in curva.
Il sole, ironia della sorte, è basso per la mezanotte e se sbuca dalla nebbia acceca da costringere a brusche frenate.
Inferno, lo giuro.
Arriviamo lassù comunque, perchè siamo duri e perchè n moto ci andiamo davvero, perchè ci siamo preparati, perché le moto sono equipaggiate.
Il cartello di arrivo a Caponord è liberazione, è guidare gli ultimi km con la visiera alzata causa umidità della nebbia, è sentire il viso tirato e gonfio dal freddo, è sincerarsi che gli altri stiano bene.
Foto, risa, soddisfazione.
Arriviamo al pedaggio di ingresso, 100 metri dopo, parcheggiamo per giungere alla rupe, al globo che la fa da padrone, lassù.
David spegne la moto e lei non vuole saperne.
Di moto che non partono ne abbiamo avute, ma di moto che non vogliono spegnersi no.
Pur girando la chiave infatti il motorino di avviamento è attivo provando ad accendere la moto. Togliamo corrente con apposito pulsante, ma niente, il motorino scalcia nonostante la chiave sia in posizione di off.
C’è poco da fare se non qualche tentativo nel vento gelido che gonfia le mani dopo poco.
Penso sia il caso di staccare la batteria, quantomeno per preservare il motorino di avviamento, ma farlo lì è impossibile, nel piazzale di ghiaia, fra nebbia e vento da far paura.
Girando la chiave in posizione di On il motore pate regolarmente. La moto quindi, di fatto, non si spegne e non vuole spegnersi.
A pochi metri dal traguardo quindi, dobbiamo tornare indietro.
Scalcio, sbuffo, parte qualche bella madonna, ma è la soluzione più giusta e sicura: tornare al campo base.
David percorre la strada di ritorno a velocità pazzesca, preda del furore della rabbia e della preoccupazione. Il meteo, non sazio, peggiora e la nebbia ora è cosa assai seria, capace di farci perdere pur essendo vicini.
Guido fino al campaeggio, 30 km, col dubbio che lui sia lassù da solo e il cuore impazzisce. Controllo il telefono su un curvone più a valle, in cui il sole sbuca ancora. Nessuna chiamata. E non so dire se lui è dietro o davanti a me, se lui e Vittoria siano fermi nel freddo e nella nebbia o se siano arrivati al campeggio.
Arrivare al campo e tornare su eventualmente. E la decisione presa paga: David ha corso, è già lì e sta provando con il mitico spray wd 40.
La moto lì funziona come un orologio ed il mistero rimane fitto: che razza di guasto è questo?
Decidiamo di tornare lassù il giorno successivo.
La rabbia, lo scoramento, è tanto. Provate voi ad arrivare a tempo di record e senza problemi quassù, a farvi foto prima del pagamento del pedaggio, poi a pagare l’ingresso ed a veder svanire il sogno di 20 anni di vita a pochi metri dal traguardo.
Ci vuole coraggio. Ve lo giuro, ad anadare e poi rinunciare.
Preparando la cena sono un leone in gabbia.
Guardo rientrare le altre moto: gente che torna da lì, gente come noi, forse anche meno esperta, meno chissà cosa, eppure tornano da lì.
Fortuna, solo fortuna.
VIttoria ed Emanuela percepiscono la delusione, preparano la cena nella cucina in comune con gli altri viaggiatori. Momenti di silenzio.
Io e David guardiamo fuori nel piazzale. Le moto ferme. Guardo due spagnoli attrezzatissimi con due bmw f 800gs, arrivano, poi ripartono per un nuovo giro.
“Io non mi posso dare per vinto Dà“.
E lui senza nemmeno guardarmi in faccia dice che ha capito, che dopo cena io e lui andiamo là.
Pensiamo di andare da soli e di tornare il girono dopo con le ragazze.
Lassù sarà inferno ma vorremmo provarci lo stesso. Di mollare non se ne parla e rassicurati dalla parole di Leo che da Roma ci rincuora affermando che la meta è di fatto conquistata cerchiamo la calma per decidere.
Leo ha ragione, la meta è conquistata, mancherebbe solo la foto sotto al globo della rupe, questione solo simbolica.
Ma per noi che la sognamo da 20 anni non è poco, e domani è domani, non oggi, e di mollare non se ne parla.
Cena veloce quindi e tutti e 4 in sella, altro che noi due da soli. Le ragazze, che pure hanno sofferto il freddo, sono avvelenate quanto noi.
“Lassù c’è una tempesta perfetta. La differenza fra chi va e chi no, fra chi ce la fa e chi no sta tutta in questi maledetti ultimi 30 km. Andiamo lassù, ora, adesso, e non domani”.
Arringo me stesso e gli altri calzando il casco. Mi guardano sorridendo, mi vedono invasato e convinto che la tempesta sarà pure grande ma meno della nostra voglia di andare e superarla.
La nebbia si è diradata un bel po’, fatta eccezione per gli ultimi km dove invece la situazione è peggiorata.
Il secondo tentativo è volutamente più lento e regolare. Di cattiveria e resistenza pura. Il sole comincia lento a risalire senza davvero esser mai tramontato. Acceca nuovamente, come ferisse le pupille. Fortissimo sbuca a tratti dalla nebbia.
Guido gli ultimi km piangendo come un bambino, urlando nel casco contro il meteo e la fortuna.
“Coraggio, avanti”, urlo nel casco a me stesso prima che agli altri.
Ultime curve e David sparisce ancora nella nebbia….
Stavolta ignoriamo il vero cartello di arrivo, già raggiunto un paio di ore prima, tiriamo al gabbiotto dove racconto in breve la nostra odissea al tipo del pedaggio.
Capisce ed approva il passaggio gratuito senza ulteriore pedaggio di circa 30 euro( due persone e moto).
Il motore si spegne, stavolta, ed è subito festa.
Dovrei, potrei, scrivere ancora per ore, ma poco renderebbe l’idea di questa assurda battaglia e del senso estremo di condivisione e gioia provato al nuovo arrivo.
Nuovo arrivo saporito più del primo, perchè frutto di fatica e resistenza, perché mentre scrivo le braccia fanno male sul serio dallo sforzo di guida nel vento, perché siamo tutti sotto aspirina, perchè ci sono voluti davvero coraggio e faccia tosta per sfidare fredddo, difficoltà e destino.
La malignità della fortuna è vinta.
Missione compiuta,
Roma Caput Nord
Grida confuse, foto su foto, su tutte quella con il cartello preparato stamattina a colazione, con il saluto per Leonardo.
La tappa va a lui, alle sue parole rassicuranti dopo il primo tentativo di conquista, la tappa va dedicata a lui che sarà felice ora, come noi, anche se c’è stato da casa, a caponord, almeno per ora.
La tappa, personalmente, vorrei dedicarla a voi tutti anche se pare scontato.
Nelle sere di stanchezza ed organizzazione siete stati e SARETE importanti. Siete la nostra migliore benzina.
Dico sarete perché questa è la metà del viaggio…
E poi, ci verrete a salutare all’arrivo no?
E poi..per il prossimo viaggio in moto, pnsavo che forse potremmo … Ehi, non ditelo a Manu, mi raccomando.
Per dovere di cronaca, la soddisfazione della seconda salita a Caponord, è maggiore della prima ed egonutriente per il fatto che è stata compiuta partendo dal campeggio alle ore 22.53 e che siamo arrivati lì praticamente alle 24 riuscendo, contro ogni previsione, non solo a rispettare fin qui la tabella di marcia, ma anche a vedere il sole di mezzanotte dalla Rupe.
Tornare in campeggio all’ 1 di notte seguendo la propria ombra sulle colline dove renne mangiano fra la neve a bordo strada riconcilia con la vita, il mondo, Dio.
Distorta nella mia ombra di mezzanotte ho visto la vostra figura che ci ha accompagnato in ogni giorno di questo viaggio.
Lanciando la moto, nell’ultimo tratto in discesa, quando era possibile vedere solo cielo, mare, contrasto di neve, ed in lontananza le case del villaggio, ho allargato le braccia come per volare, lasciando che la moto andasse da se.
Un urlo fortissimo e liberatorio, poi ho chiuso gli occhi.
In quell’attimo di buio solitario, nela luce del sole delle 24, ho riscoperto la certezza che il viaggio più bello è sempre e comunque quello di ritorno a casa.
Massimo
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Siete GRANDI !!! Complimentoni per la tenacia con cui siete arrivati in fondo!!!
Lo dicevo che non era niente di grave… un pò di stupida umidità nel blocchetto, niente che una buona spruzzata di WD40 non pulisca. Grazie per il cartello, mi ha fatto felicissimo.
Si fotta l’umidità, il vento, la pioggia, i blocchetti, le gomme, i fermi dei caschi e tutto ciò che voleva remarvi contro. Niente vi ferma! META RAGGIUNTA! OVAZIONI PER VOI
Godetevela tutta ora che l’avete conquistata! E ricordate che è solo un inizio…
Ragazzi, Congratulations!!!
Siete troppo forti!!! Grandissimi, un caldo e sudato abbraccio da Roma!
Ciao Ivan e grazie di cuore
ho i brividi
grandissimi !!!!!!!!
Sapessi noi caro Fabio… insomma bikersnews.it sul tetto del mondo? piacciono le fotov ho ancora la mia rubrica anche se manco da diverse gare sbk?intanto il max meno famoso dei due(biaggi) eheh…
E vvvvvaaaaaaaaiiiiiii !!!!
Il tuo commento mi ha tenuto con il fiato sospeso. Un abbraccio a tutti gli “avventurieri”.
Ciao e grazie Renato
che avventura …salutami Romam ma che faccio torno o non torno?
Grazie Massimo per come hai descritto questo vostro fantastico, meraviglioso viaggio di cui, grazie a te, non mi sono persa un pezzo. Grazie davvero per le emozioni che sei riuscito a trasmettere, a volte brividi incredibili. Grazie!
Abbraccia Vittoria da parte mia e David ed anche Manuela che non conosco.
Siete stati fantastici ed è grazie a questa esperienza così intensamente vissuta, e da te narrata, che condivido l’idea che vale proprio la pena non perdere mai la possibilità di pensare che gli orizzonti sono davvero infiniti!
Buon rientro,
Claudia
Ciao Claudia che grande piacere leggerti… ti ho pensata spesso dall`ultima volta che ci siamo visti e parlati. insomma.pare proprio che abbiamo fatto un buon lavoro no? ehi, a presto, ci conto.
grazie per i complimenti,anche se devo ancora sistemare ortografiam
Beh caro Max e cari compagni di viaggio, sarò ripetitiva ma questa ultima lettura è stata peggio della fine di un giallo, scoprire l’assassino. Invece in questo caso mi interessava scoprire se siete arrivati alla meta tanto desiderata. Ebbene si, giallo a lieto fine meta raggiunta siete grandi. Caro Max davvero è stupefacente ed emozionante tutto ciò che fino ad oggi è stato questo vostro viaggio ma è stato altrettanto emozionante leggervi passo dopo passo. Bravi davvero e sicuramente adrenalina a mille. Cmq voi tanto freddo noi qui in sicilia tanto caldo. Sempre buon rientro e ripeto sempre continuerò a seguirvi perchè anche solo leggendo beh, i brividi di freddo li provo anch’io. Baci e abbracci per te Max e per tutti voi.
ciao Liliana.aspettaci perche` dopo tanto freddo prima o poi avremo bisogno del mare caldo… continua a seguirci
Applausi!!!!!
La prossima volta un Rally in Africa… Fa più caldo!
Ciao omone eh troppe ne sto pensando… aiutami a reperire contatti per romacaputsu,il viaggio del grande caldo…
Ne parliamo quando torni…
Finalmente!!!!! Bravi….. ora rilassatevi e godetevi quegli stupendi, incontaminati paesaggi….
Un bacio!
Ciao Fede, qui su dovete venirci anche voi, vi piacerebbe.saluta Maurizio; qui avrebbe goduto come un maiale per paesaggi e cucina.magari al prossimo giro…
Un saluto ed un abbraccio da Roma.
Siete grandi.
Fabio
Ciao fabio piacere di leggerti. Il viaggio continua,ti aspettiamo su queste pagine.saluta lo zio gianni appena lo senti.
scusate ma non ho ancora terminato di correggere questo articolo.
Grandissimi. Emozionante racconto e bellissime foto. Buon proseguimento !!!
ciao Riccardo, grazie per i complimenti. Non ti conosco di persona ma il tuo commento fa piacere, a rileggerti allora!
…. vi abbraccio tutti !!!!! ….
miTTiCCi!!!!!
Complimenti ai centauri e alle centaure.
Complimenti al coraggio e alla perseveranza.
Complimenti alla tenacia e alla forza.
Un abbraccio caloroso a chi conosco e a chi non conosco.
Siete grandissimi!
David e Vittoria, negli occhi vostri ci sono gli occhi miei.
p.s.
Daje Peppone daje!!!!!!!!!